CENNI STORICI SULL’INCISIONE E SULLA STAMPA IN PIANO

di Lidia Borella

monroe-andy-warhol

Le tecniche dell’incisione consistono nell’eseguire un disegno su una superficie dura (matrice) per riprodurlo in più esemplari attraverso procedimenti di inchiostrazione e stampa; si possono distinguere tre procedure tecniche fondamentali: l’incisione in rilievo, in cavo e la stampa in piano.

L’incisione è in rilievo se il disegno destinato a ricevere l’inchiostro risulta in superficie: questa tecnica è detta xilografia e solitamente viene praticata su matrici di legno. L’incisione è in cavo se la parte che riceve l’inchiostro è quella scavata nella superficie, si usano lastre di rame o di zinco e la tecnica si chiama calcografia.

L’uso di incidere un materiale per ricavarne uno stampo è antichissimo, lo facevano già gli Egizi nel VII secolo a.C. per decorare i tessuti con motivi geometrici.

Le prime stampa su carta, ricavate da matrici lignee, risalgono alla Cina dell’VIII secolo, dove la xilografia era utilizzata per la produzione di testi didattici, che assunsero una rilevante importanza nel X e XI secolo.

Tra le più antiche xilografie cinesi documentate, vi è uno scritto Buddhista datato metà IX secolo e conservato presso il British Museum di Londra.

Verso la seconda metà del 1300 in Italia, specialmente a Venezia, si diffusero immagini sacre e carte da gioco stampate con matrici a rilievo con un procedimento divulgato da Cennino Cennini per la stampa delle stoffe.

Le immagini votive erano semplici figure di santi, essenzialmente lineari, facilmente comprensibili, la cui forza suggestiva era affidata al rapporto tra i larghi tratti neri del disegno e il bianco del foglio.

In generale, in Europa, la stampa xilografica (con la matrice in legno) caratterizzò tutta la produzione del XV secolo; la xilografia divenne preziosa per illustrare i testi manoscritti, inoltre vennero stampati dei libri interamente xilografici, che ebbero un notevole sviluppo in Olanda e in Germania.

Verso la fine del XV secolo, con l’invenzione della stampa a caratteri mobili, che applicava ai segni alfabetici il principio della stampa in rilievo, la xilografia fu ampiamente usata nel campo dell’editoria per l’illustrazione di libri, soprattutto in Italia e in Germania.

All’inizio si trattava di opere di artisti anonimi, fino all’emergere della personalità di Dürer, che nel giro di pochi anni, sviluppò enormemente il linguaggio xilografico creando composizioni di grande respiro e complessità.

Con Dürer, disegnatore e pittore prima che incisore, la xilografia diventava un nuovo mezzo espressivo a disposizione degli artisti.

La xilografia ebbe grande rilevanza anche nell’arte giapponese. Si utilizzavano per una singola illustrazione diverse matrici in legno di ciliegio, stampate con colori differenti per raggiungere effetti policromi.

In Europa, nel corso del XV secolo, iniziava l’ascesa dell’incisione su metallo, in particolare quella a bulino, che permetteva di ottenere maggiori effetti di chiaroscuro, rispetto alla xilografia.

Questa tecnica in Italia si elevava ad alta dignità artistica dapprima con artisti del calibro di Antonio del Pollaiolo e Andrea Mantegna e poi con il Bramante.

Il bulino, insieme alla puntasecca a alla maniera nera, fa parte delle tecniche calcografiche definite “a maniera diretta”, in cui la lastra viene incisa dalla semplice azione della mano, a differenza di quelle “a maniera indiretta” a cui appartiene l’acquaforte con tutte le sue derivazioni.

L’origine dell’acquaforte si fa risalire al Medioevo, periodo in cui si usava l’acido nitrico per incidere fregi e decorazioni su armi e armature.

Nel XVI secolo il nome e la tecnica vennero adottati dagli artisti: la matrice veniva spalmata con una speciale vernice e annerita col fumo, si tracciava il disegno con una punta metallica in modo da asportare solo la vernice, immergendo poi la lastra in una soluzione di acido nitrico si otteneva l’incisione del metallo solo dove la punta aveva asportato la vernice. Questa tecnica veniva chiamata acquaforte, dal nome dato all’acido nitrico a quel tempo.

Dürer, pur mantenendosi aderente al grafismo del bulino, fu tra i primi a sperimentare questa tecnica, spinto a ricercare continui valori di luce.

L’acquaforte divenne, in breve, la tecnica più in uso, non solo per la creazione di opere d’arte originali, ma anche per la traduzione a stampa di dipinti di grandi autori che potevano così avere una più larga diffusione; mentre andava in parte decadendo l’uso della xilografia perché il suo procedimento era laborioso e non permetteva molti ripensamenti.

Tra i più famosi acquafortisti italiani possiamo annoverare: Raimondi, Tiepolo, Piranesi, Canaletto.

Altrove si affermarono tra i maggiori: Dürer, Rembrandt, Rubens, Seghers, Callot.

Nel frattempo si andavano introducendo altre tecniche d’incisione: Goya usò una tecnica simile all’acquaforte, chiamata acquatinta: per i ricchi effetti che consentiva anche questa tecnica ebbe un largo successo.

Verso la fine del 1700 Alois Senefelder sperimentò la matrice in pietra: nacque la litografia che ebbe una larga diffusione non solo nella stampa d’arte e nell’illustrazione, ma anche nelle officine di stampa.

Oggi le moderne tecniche di stampa hanno sostituito anche la litografia, che è rimasta comunque una delle tecniche impiegate nel campo dell’arte.

La litografia non prevede incisioni sulla superficie (stampa in piano), il disegno è realizzato con un materiale grasso, successivamente fissato con una soluzione di acido nitrico e gomma arabica. L’inchiostro viene steso con un rullo sulla pietra inumidita, ma viene catturato solo dalle parti grasse, che corrispondono al disegno; in fase di stampa, l’inchiostro aderisce alla superficie trattata, ma viene respinto dalle parti umide.

Un’altra tecnica simile è la serigrafia, inventata nel 1907 da Samuel Simon, prevede l’uso di matrici in tessuto (un tempo seta) tese su un telaio. Anche per questa tecnica vale il principio per cui la parte della superficie viene trattata con materiale grasso.

Dal secolo scorso è stato utilizzato anche un materiale più morbido e facile da incidere, il linoleum, che dà il nome alla tecnica della linoleografia.

L’elenco degli artisti moderni e contemporanei che nella loro produzione artistica hanno voluto cimentarsi con una o più tecniche dell’incisione è vastissimo e comprende molti tra i più famosi artisti, oltre a quelli già citati: Edvard Munch, Pablo Picasso, Giorgio Morandi, Marc Chagall, Maurits Cornelis Escher, Andy Warhol e molti altri.

Anch’io, nel mio piccolo, durante gli studi accademici, ho sperimentato la tecnica dell’acquaforte realizzando alcuni semplici disegni di paesaggi ed animali per apprendere i meccanismi della tecnica ed ho scoperto che non era tra le mie forme espressive preferite.

Penso che, comunque, sia importante conoscere ed apprendere le diverse tecniche artistiche anche per valutare quali sono le più adatte per la propria ricerca artistica.

Lidiart

24/11/2016, Lidia Borella

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento