INTERVISTA AL SOCIO DI IOARTE – SALVATORE GERBINO

Nome d’Arte – Salvatore Gerbino

Svelaci il significato del tuo nome d’Arte. – Preferisco firmare le Opere, sempre, col mio nome. A volta ho siglato qualche disegno o dipinto con abbreviazioni vari ma principalmente studi o schizzi di lavori in fase di progettazione o di motivi e soggetti ripetuti. Nulla di importante.

Tre aggettivi per far capire il fuoco che arde dentro di te. – “AMO LA VITA” Non sono tre aggettivi ma il mio progetto di vita.

Quando hai creato la tua prima opera e hai capito di essere un artista? – Dipingo dal 1972, ma la prima volta che hanno definito “Opera” un mio dipinto, era il 1975 e anche la mia prima seria partecipazione ad un concorso internazionale di pittura, riscuotendo tralaltro un’ottima posizione con segnalazione di merito. Incomincia da quel riconoscimento ricevuto, nel lontano trentino, la crescita di un giovane sprovveduto e digiuno d’ARTE, il pauroso e silente cammino artistico riscuotendo negli anni apprezzamenti e riconoscimenti di pubblico, amatori e critica.

Quale opera più ti rappresenta? (per poterla inserire nella pubblicazione dell’intervista ti chiediamo che l’opera sia presente in IoArte, grazie) – L’Opera che più mi rappresenta e meglio racchiude il mio travagliato cammino artistico è sicuramente “Ante-inquietudine d’Anime in post-sentenza” che ben sintetizza ed esplicita il Critico Gianna Pagani Paolino. “Indubbiamente l’epoca in cui si vive, intessuta tutta di quel subdolo malessere allo stato larvale che si avverte inconsciamente e che si traduce in un senso di incertezza e di insicurezza, così profondamente, da soffocare l’impulso più vitale del “ vivere ”, proietta la coscienza verso la dimensione dell’irrazionale, dove la mente può penetrare in virtù di una lucida veglia, per pescare in quella capillarità fragile di immagini, che permettono di ricostruire in simbolica rappresentazione la flora inesplorata dell’io profondo. Consideriamo ciò considerando la Pittura di Salvatore Gerbino, un giovane artista di Caltagirone, che rifugge da un linguaggio di facile prensione, per farsi interprete delle inquietudini dell’umanità. L’Artista che vive nell’orizzonte del suo tempo-limite, non può sfuggire agli stimoli e ai contenuti dell’attuale. Ma in Gerbino c’è di più; oltre agli spunti analitici di carattere psico-sociologico, che costituiscono, per così dire, la superficie, la crosta della sua pittura, c’è una esigenza di carattere psico-culturale, che ci immette in uno spazio intimo, in cui il dramma dell’uomo si accoppia a una tensione di ricerca intellettualistica, per cui arte e cultura costituiscono i simboli della più autentica dimensione umanitaria. Per gli artisti, come il Gerbino, di un certo impegno, la pittura diviene un mezzo eloquente per coinvolgere il fruitore non solo sul piano pittorico, ma anche e soprattutto sul piano culturale. La pittura, allora, non è più solo una esigenza di carattere estetico-formale, ma è qualcosa di più intimo; di più capillare, che viene a coesistere nella struttura organica e intellettiva dell’io artistico e, quindi, ad amalgamarsi e a plasmarsi alla segreta vitalità dell’artista. Il Gerbino ci immette in una atmosfera surreale, dove il dramma umano si dilata nella eco premonitrice di una tensione sismica. Un paesaggio lunare, lontano, risucchiato nell’abissale caos atemporale, costituito da strutture di vegetali: l’albero privo di foglie, libera dal fondo dei cieli una germinazione di figure indefinibili: membra umane; labbra; volti disfatti dal dolore: simboli, questi, della solitudine; della sofferenza; calvari segnati dal dolore, nel lungo cammino dell’umanità. Sono tele dense di “ pathos ”, trasudanti la drammaticità esistenziale “ ab aeterno ”, nella quale si intrecciano i contenuti della realtà attuale: intime contorsioni di rami che rendono l’ ” io ” vulnerabile, coinvolto nel viluppo di alienanti imprevedibilità.
critico d’Arte – Roma

Raccontaci la mostra a cui hai partecipato che ti ha dato più emozioni e soddisfazioni. Spiegaci le motivazioni e raccontaci come l’hai organizzata e vissuta. Spiegaci anche il perché le altre mostre che hai fatto non hanno avuto le stesse gratificazioni. – Ho partecipato a numerose esposizioni, sparsi in tutto il territorio nazionale nei miei oltre quarantanni di pittura, ma le esposizioni più emozionanti e che hanno portato infinite soddisfazioni sono indubbiamente quelle da me organizzate e dirette per ben un ventennio con la partecipazione di centinaia di artisti provenienti da tulla la mia Sicilia e oltre. l’incontro diretto con gli artisti dalla prima fase di divulgazione delle manifestazioni all’ esposizione e al ritiro delle opere, al completamento dell’evento, portano un arricchimento artistico-culturale che impregna d’arte la tua esistenza.

In che ambiente crei le tue opere? Parlaci dei tuoi momenti d’Arte. (se sono solitari, o con musica, se niente di distrae o se ti isoli dal mondo, se ritocchi per giorni e mesi la tua opera o se condividi l’opera e le emozioni con qualcuno prima che sia finita, oppure se è un’intimità solo tua… ecc..) – Durante questi quarantanni i miei studi-laboratori d’arte hanno vissuto parecchie trasformazioni per località territoriale che logistiche; passando da una città all’altra e da un locale espositivo commerciale a galleria d’arte in apparteamento. Lavorando per la maggiore in studi privati, la partecipazione durante la lavorazione dell’opera di qualche fruitore è inevitabile ma anche ben accetto. E poi le tematiche da me trattate, nei dipinti, si prestano al confronto e a dibattiti esplicativi su alcuni passaggi econografici.

Cosa vorresti cambiasse nel mondo dell’Arte e cosa dovrebbero fare per l’Arte gli operatori del settore? Cosa dovrebbero fare i politici, le associazioni, i musei, le gallerie, i collezionisti ecc.. per salvaguardare e sostenere l’Arte? – Il mondo dell’Arte non va modificato ma penso piuttosto che vivendo in questo mondo tanto incarbugliato, almeno l’Arte pura, quella genuina spontanea, che nasce dal cuore andrebbe rispettata e protetta, per il valore che ogni artista esprime a prescindere della quotazione di mercato che tutto mercifica ma non sempre equamente valorizza; quindi, cosa meglio del “ristetto dell’Opera e dell’Artista” l’operatore d’Arte e di Cultura e lo stesso Mondo Artistico dovrebbe esercitare con sobrietà e riverenza perchè l’ARTE è ARTE.

Come vivono la tua Arte e il tuo essere Artista la famiglia e gli amici? – La famiglia e gli amici non hanno un ruolo condizionante nella mia arte, quindi non c’è che una semplice relazione da fruitori.

Se non ti senti un Artista compiuto, cosa ti manca come crescita personale per arrivare a sentirti quell’Artista che dentro di te sai già di essere? – Artista compiuto! ma di quale compiuto stiamo parlando! Ho già convintamente prima affermato che: L’ARTE è ARTE in quanto espressione dell’anima.

Domanda intima: le tue opere le tieni per te o le vendi? Spiegaci anche le motivazioni del perché non vuoi venderle o separarti da esse o illustraci i tuoi canali di vendita che meglio ti aiutano e ti rappresentano, senza quindi mercificare troppo al tua Arte. – Le Opere li dò via o li tengo in casa o nello studio indipendentemente da qualsiasi legame affettivo. Per quando riguarda gli studi o lavoretti a tema, quelli si, mi servono magari per il quotidiano sonvenzionamento della vita artistica stessa che di per se è molto spendiosa. Per il resto, la vita la preferisco viverla e sostenerla con il lavoro quotidiano in ufficio.

Altre notizie su di te e su cosa ci vuoi raccontare, sulla tua vita e sulle tue mostre. – Per una maggiore conoscenza che potebbe scaturire eventuale confronto, si rimanda al sito: www.salvatoregerbino.it oppure sfepgerbino.webartgallery.it

Un grazie a Salvatore da IoArte, Associazione Culturale

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