Senza titolo (Ovvero: Volo aereo notturno) (VII) Romanzo

di Antimo Mascaretti

Ochsengalle, allantoina, vernis blanc, resina chetonica, caolino, carbonato di calcio, acido citrico, alcool, essenza di trementina q.b., ho mescolato in un becher con pazienza, pur con l’anima presa da scetticismo, il liquido denso ottenuto, ne ho impregnato una spugna ed ho inumidito la prima lettera di Teufel ed ho atteso.

Per alcuni istanti mi è sembrato che il foglio si animasse ma non era che la mia immaginazione trasformata in desiderio, poi, più nulla.

Dopo circa un’ora, il foglio ha iniziato ad irrigidirsi per effetto dell’asciugatura progressiva delle vernici mescolate agli altri elementi, ma niente, assolutamente niente, era affiorato.

Quando a grandi aspettative ci risponde solo il silenzio con altri interrogativi, uno scoramento si instaura nell’anima, più che la delusione amorosa, il disorientamento che deriva da un naufragio intellettuale, può veramente spingere verso il vuoto che temiamo e che tutto il nostro darci da fare senza senso tenta di respingere lontano, di continuo.

La mia delusione è stata proporzionale alle aspettative. Senza pensare ad altro, spingendo via la lettera sul tavolo, sono tornato a preparare la mia tela dove al contrario che nella carta, già affiorano colori allettanti, pieni di promesse.

L’avventura ricomincia su un’altra superficie, l’epifania avrebbe avuto un’altra occasione di manifestarsi, ci sarebbe stata un’altra occasione di strappare un brandello di verità intorno al destino, all’ignoto che ci beffa di continuo, dietro il sottile velo della tela bianca.

Soltanto sul far della sera, ho telefonato a Gisela ed unicamente per metterla al corrente del fallimento. Secondo il suo parere, il liquido ottenuto con una formula approssimativa suggerita da Arno che ignorava le esatte proporzioni dei singoli elementi da mescolare e di ciò mi aveva avvertito, in definitiva portava a creare l’inchiostro con cui scrivere, ma nessun potere aveva per rilevare la scrittura occultata. Era evidente che un’altra sostanza sarebbe stata necessaria per questa operazione, forse più di una.

Quale? Dove rintracciare altre notizie in merito? Rimanevo muto al telefono e Gisela ugualmente. Non ho il minimo appiglio per iniziare una nuova ricerca sull’inchiostro e il suo antidoto, “Potrebbe essere il calore?” – azzarda Gisela – “Il succo di limone, se usato come inchiostro, brunisce appunto al contatto di una fonte di calore” – “No, devi disilluderti, nel nostro caso non ha dato alcun effetto, ho già provato e con diverse gradazioni di temperatura fino a quasi bruciare il foglio”.

Gisela mi promette di sentire ancora Arno sul tema, e con questo proposito ci lasciamo.

L’eccentricità della formula rimanda a misteriose procedure, a tempi oscuri persi nei secoli, a pratiche da cui istintivamente mi sono sempre tenuto lontano e che a quanto sembra, vivono ancora accanto a noi, là dove non le sospetteremmo.

Quell’inchiostro speciale mi fa pensare ad una setta, legami occulti tra persone e segreti ormai non più svelabili, certo, non ci saranno tracce di queste faccende nelle note biografiche dei protagonisti del nostro racconto, ammesso che io riesca a trovarne.

Cosa accadeva ad Ascona in quegli anni, ormai dimenticati, del periodo antecedente il primo conflitto mondiale? Nei momenti critici, duri da affrontare mi affido al responso degli Arcani maggiori. Anche il questo caso provo ad allineare le carte.

Sono convinto che, in giro per il mondo, esistano grandi interpreti dei tarocchi, io però, posso solo affidarmi ad una lettura istintiva, più intima, quasi una meditazione facilitata dallo strumento maieutico delle lame. Lascio che le carte “suggeriscano”, non oso di più, mi arresto alla porta del destino senza bussare con forza.

C’è un momento per tutti nel corso dell’esistenza in cui si comprende che ciò che è il frutto del nostro ansioso agitarci è ben poca cosa. Solo lo spirito resiste al tempo e ci farà ricordare, può darsi. Tutto il resto del nostro agire affannoso sarà ben presto superato, dimenticato, in certi casi persino ignorato.

Quando la nostalgia di un preciso istante che è stato o di una persona ormai perduta, ci cattura, ci regala nello stesso momento la verità sul tempo che scorre ora senza più grandi scosse e sommovimenti. Il fiume non trova più ostacoli nell’approssimarsi alla foce.

Personaggi senza più voce, mi inviano interrogativi cui non so più rispondere con qualche certezza.

Il mio studio è da tempo affollato di ombre. Occhi aperti o socchiusi, catturati da opere che sono accatastate da anni, mi invocano una possibilità di ritorno alla vita. Anelano ad una vita propria, ma io sono incapace di dar loro la luce a cui aspirano, come sono altresì incapace di lasciarli andare per il mondo. Qui nello studio, si sta come in un penitenziario o un ospedale di lunga degenza a consumare la residua speranza di un altro ruolo nella commedia che è solo finzione e intanto, si appresta a calare il sipario.

Tutti allontanano, come una zanzara nella calura estiva, il pensiero del momento quando le luci di scena si spegneranno.

I primi timidi cinguettii fanno irruzione nel silenzio di un’altra notte ormai consumata, notte insonne, e la stanchezza accumulata nella veglia forzata si rivela in una sorta di contrarietà verso il nuovo giorno, un senso di fastidio nei riguardi di tutto, della stessa esistenza che pure, non c’è stagione migliore di questa per percepire nel suo piacere sottile ed amaro.

Un cumulo di progetti ci rende perennemente muti e ciechi alla natura che ci osserva.

Tenendo in mano le lettere di Teufel percepisco la sensazione del passaggio del testimone, quasi che in quel fascio di lettere ingiallite, dall’inchiostro sbiadito, fosse stato gettato un qualcosa che occorre assolutamente recuperare perché la mia vita inquieta possa apparire in una diversa luce.

Una eredità. Ecco la parola esatta che mi viene in aiuto, una eredità annunciata che però, potrò ottenere solo nel momento in cui avrò potuto comprendere il senso completo delle lettere.

Non ho in programma mostre a breve scadenza. Il lavoro lento sulle tele pertanto, non mi distrae dalle mie ricerche. Si può essere pittori una volta persuasi che non si può più avere un soggetto che ci accompagni, muto, verso quella verità che vorremmo possedere?

Anelo alla verità e non ci sono che tombe anonime in cimiteri abbandonati, incuria e sciatteria degli anni.

Stamattina ho la netta sensazione che la mia amica tedesca non chiamerà tanto presto con notizie incoraggianti.

Devo inventarmi qualcosa che mi permetta di andare avanti da solo mentre attendo, qualcosa di non convenzionale, come non convenzionali sono le lettere.

Monaco giugno 1933

Gentile Signorina,

Quanto sta accadendo credo ci costringerà ad essere più cauti in futuro, forse non dovremmo neppure più scrivere per essere veramente prudenti.

Voglio intanto correre il rischio di occhi indiscreti per raccontare come è sempre più difficile rintracciare lavori che il tempo ha disperso in luoghi a me ignoti. Così cose accadono e non resta che osservare impotenti.

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Molti amici o soltanto conoscenti, iniziano a prendere decisioni drastiche circa il loro futuro. Altri sperano che la nuova sistemazione abbia vita breve ma non è ciò che penso io, c’è nell’aria attesa di rivincite drammatiche e la precedente situazione era ad un punto di svolta. Le violenze continuano ma sono rivolte solo contro cittadini di razza ebraica per ora e sono accettate nell’indifferenza.

Il disprezzo che i nuovi padroni sembrano mostrare nei riguardi del mio lavoro e della pittura autentica in genere, forse mi faciliterà il compito che è ingrato. Per costoro l’arte, in teoria riveste molta importanza, ma ancora non si è affermata un’arte che sia emblema del nuovo corso degli eventi. E come avrebbe potuto d’altra parte, in così breve tempo? Pur volendo ammettere che ciò possa accadere, dovrebbero trascorrere anni e gli eventi sono così rapidi al punto che mi fanno essere molto scettico in proposito. Si tenta di sostituire una mistica ad un’altra mistica tradizionale, una operazione senza dubbio scellerata in ogni caso. Ho dipinto quadri in uno stato onirico che alla luce di quanto io e lei sappiamo, potrebbero diventare un pericolo mortale per tanti e l’avvento del disastro più spaventoso in tempi relativamente vicini.

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Pur nei tempi difficili che ci attendono, spero di mantenere l’impegno preso nei confronti di quanto ho realizzato negli anni nel più breve tempo possibile. Temo di dovermi allontanare dal Paese quanto prima, come molti stanno già facendo particolarmente nel mio mondo, so che lei al contrario, ha con la scuola, un momento favorevole, speriamo possa durare. Se mai dovesse accadere di essere costretto a lasciare il Paese, vorrei poterlo fare con la coscienza di aver terminato quanto mi sono prefisso.

Suo Erhlich

Mi soffermo ad osservare gli spazi bianchi tra le frasi. Cosa di più drammatico può celare l’inchiostro segreto? Venirne a conoscenza non può essere semplice.

Oggi decido di dedicarmi alla pittura per tutto il giorno.

Continuo a lavorare al mio ciclo: “Strappati al dilagare del nulla” da giorni, giorni tutti uguali.

La mia consultazione dei tarocchi è quasi quotidiana ma non mi vengono indicazioni su ciò che più mi preme in questo momento.

So bene che interrogare più volte di seguito, sullo stesso argomento, porta solo confusione, e il rischio di risposte mendaci, così non so bene come agire e mi limito a guardare le lame rovesciate senza azzardare interpretazioni.

Sono solo un curioso della divinazione, non posso certo affermare di credere ciecamente nello strumento, e forse, è questo che mi perde.

Coincidenze, constato coincidenze…ma in questo caso nulla mi può essere utile.

Molteplici e tutti riscontrabili sono i significativi aspetti del predominio del Maligno sul mondo, tra questi certamente il più camuffato sapientemente di progresso, è il decadere delle arti.

L’arte che è facoltà esclusiva dello spirito, ha subito nello scorso secolo terremoti e stravolgimenti tali nelle vecchie regole che ancora stenta a riprendersi. Fatalmente ha accompagnato il decadere progressivo di ogni aspetto dell’umano, ma pochi sembra ne siano coscienti. Quello che è avvenuto è letto infallibilmente come “evoluzione” e progresso, per il dominio di un ottimismo alimentato dai successi di natura scientifica, che del progresso indefinito fa una bandiera, e che pure è stato punito spesso di recente, da tanta presunzione, che può dirsi ormai alle corde, ma che per tanto tempo, con ideologie false e letali, ha finito per accelerare l’effettiva decadenza che si andava delineando.

La povera lettura ottimistica che vedeva progressi ovunque, nell’arte come nella vita, di soglia in soglia, ci ha trascinati al punto in cui ogni possibile ritorno appare problematico, quando non impossibile.

Nonostante l’evidenza, continua il dilagare della follia alimentata dal demone suo signore, e il disorientamento collettivo è sotto gli occhi di chi non disdegna di vedere.

La lettura della situazione delle arti come eterno progresso, è così sciocca che anziché irritare, suscita ilarità. Un ridere amaro però, perché quanto è avvenuto e continua ad accadere, appare come la colonna sonora di accompagnamento del manifestarsi parossistico del diabolico che trionfa in ogni aspetto, travolgendo la coscienza stessa, nella quale per secoli, l’uomo ha riposto al sicuro l’altare delle sue leggi.

(continua)

21/05/2018, Antimo Mascaretti

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