DONNE NELL’ARTE: TAMARA DE LEMPICKA

di Lidia Borella

Tamara Gorska Lempicki è stata una figura fondamentale nell’arte del Novecento e un’esponente di spicco dell’Art Dèco, nasce a Varsavia nel 1898, ma trascorre la sua infanzia a San Pietroburgo, nella lussuosa casa di una zia.

Tamara a San Pietroburgo sposa Tadeusz Lempicki, una conquista difficile perché l’uomo era un giovane laureato in legge circondato da belle donne e amante della vita mondana; la polacca riesce a conquistarlo presentandosi ad una festa vestita da contadina e con un’oca al guinzaglio.

La donna ha l’ambizione di diventare ricca e famosa, ma soprattutto, vista la sua predisposizione sceglie di essere una pittrice; durante la rivoluzione bolscevica con Tadeusz si trasferisce a Parigi, ma successivamente il marito la lascerà perché stanco della vita indipendente e disinibita della moglie.

Tamara diventa un personaggio della Parigi “des années folles”, la sua vita e la sua arte sono una perfetta e programmata realizzazione estetica che trae origini sia dall’Estetica Simbolista e Decadente russa, che da quella Futurista.

Si può dire sia stata una ribelle, i suoi amori disinvolti, maschili e femminili, i suoi disinibiti atteggiamenti sono una risposta contro la mentalità del tempo.

Tamara espone per la prima volta al Salon d’Automne nel 1922, la mostra ha successo e, in pochi anni dal suo arrivo a Parigi, l’artista si impadronisce del mestiere.

Il suo stile pittorico è ricco e scelto, profondamente studiato: la costruzione dell’immagine si impone per prepotenza visiva, la figura umana viene deformata, gli elementi anatomici sono forzati a rientrare in linee conduttrici curve che disegnano archi e cerchi, il soggetto risulta essere una sorta di costruzione scultorea; Tamara elabora negli anni Venti e Trenta una pittura cristallina, fredda, che si impone per la durezza “metallica” dei suoi elementi.

La gamma cromatica della sua tavolozza è ridotta: pochi colori, due o tre al massimo, nei quali il grigio interviene costantemente a donare raffinatezza; le ombre sono decise e dividono quasi a metà i volti, caratterizzati da archi sopracciliari netti.

Gli occhi delle sue figure sono appesantiti da trucchi scuri, dai grigi declinati in ogni sfumatura, che ricordano l’uso dell’attrice Marlene Dietrich di stendere sulle palpebre la cenere delle sigarette stemperata nel caffé.

I personaggi ritratti da Tamara non conoscono la grandiosità della storia, ma manifestano solo l’intensa adesione alla modernità e alla moda dell’epoca.

Nel 1925 la pittrice inaugura a Milano un’importante mostra e la critica ne individua subito i riferimenti al pittore Ingres: un certo classicismo e un’apparente freddezza contrapposta ad una tensione voluttuosa.

Il riferimento ad Ingres è infatti per Tamara molto importante: il pittore era considerato il più importante ritrattista francese, e per Tamara, che si impone come la ritrattista dell’alta borghesia, di granduchi e nobili, il riferimento era dettato da una certa consonanza dei modelli.

La pittura della ritrattista dell’Art Déco è fortemente sensuale e scandalosa, i volti sono caratterizzati da occhi distratti e malinconici, le donne che dipinge sono belle, ricche, eleganti ed irraggiungibili.

Si può capire molto della vita di un’artista osservando le sue opere, di sicuro l’eleganza, la sensualità e lo scandalo caratterizzano anche la vita di Tamara: i suoi dipinti sono lo specchio della sua personalità unica.

Il suo stile ha ispirato star dei nostri tempi come la cantante pop Madonna, che, oltre a collezionare le sue opere, ne ha inserito delle riproduzioni in alcuni video delle sue canzoni e scenografie dei suoi concerti.

La sua vita da leggenda ha ispirato la realizzazione di una graphic novel, realizzata dall’autrice Vanna Vinci nella quale, attraverso brevi dialoghi, si racconta la sua biografia, il suo modo di lavorare e alcune curiosità sui suoi modelli.

Lidiart

30/11/2017, Lidia Borella

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