IL CINEMA ENTRA NELL’ARTE – A BERLINO VINCE ELIO GERMANO L’ORSO D’ORO INTERPRETANDO LIGABUE CHE AMAVA PARLARE CON GLI ANIMALI. NON POTEVA ESSERCI PREMIO MIGLIORE
4 MARZO 2020 ESCE NELLE SALE IL FILM “VOLEVO NASCONDERMI”
Solo gli animali capiscono il mio dolore!”
Un segno distintivo l’ha avuto subito Antonio Ligabue quando nacque a Zurigo nel 1899 nell’ospedale delle donne assumendo il cognome della madre allora Maria Elisabetta Costa che non era sposata. Chi fosse il padre rimase un enigma mai risolto. Nel 1900 Elisabetta si sposò con Bonfiglio Laccabue che legittimò il piccolo Antonio dandogli il proprio cognome. Sarà poi Antonio a seguito di una denuncia a carico del padre adottivo, che riterrà colpevole della morte della sua vera madre a cui avrebbe dato da mangiare carne guasta, a cambiare il cognome in Ligabue.
Antonio era un bimbo gracile, con il gozzo, e nel primo anno di vita era stato colpito da rachitismo, che aveva determinato una malformazione cranica. A nove mesi fu affidato ad una coppia svizzera-tedesca : i Gobel , presso la quale rimase fino al 1919. Fu quasi inevitabile che tra il piccolo e la madre adottiva si sviluppasse un attaccamento eccessivo quanto straordinario. L’uno aveva bisogno dell’altra e viceversa. La Gobel , personalità chiusa e con la frustrante ansia di maternità vedeva nel piccolo Antonio l’unico essere umano che ella amava. Antonio che aveva personalità lunatica e indomabile, ricambiava con slanci improvvisi di affetto. Il bambino ebbe problemi anche a scuola dove il maestro lo considerava “debole di comprendonio” facendolo inserire in una classe differenziale dove non fu mai possibile mettere in risalto la straordinaria abilità nel disegno e la grande sensibilità.
Purtroppo il suo carattere introverso e i suoi atteggiamenti strambi lo resero lo zimbello dei compagni di scuola e più tardi di lavoro. Saranno i continui e terribili scherzi che gli faranno abbandonare il lavoro preferendo la solitudine e vivendo in una capanna sul fiume Po immerso nella natura e nei boschi. Oramai è considearato un matto ma non pericoloso. I bambini vanno a spiarlo e una volta sopresi scappano via. Solo una bambina Elba sembra non avere paura di lui, quella bambina che poi morirà a seguito di un incidente domestico. Antonio talmente colpito dalla tragedia che farà un bellissimo ritratto di Elba. “Era l’unica bambina che mi era amica, anche lei amava le bestie e colorava con i colori della terra”. Dirà di lei l’artista.
Sarà un cercatore di tartufi il primo a scoprire in assoluto il talento di Ligabue. Ligabue presterà la sua arte a un proprietario di un circo che è alla ricerca di qualcuno che esegua un ritratto del suo leopardo. Il quadro con il leopardo verrà molto apprezzato.
“L’ho dipinta così bene che sembra viva! Prima di dipingerla ho ruggito come fa lei, mi sono sentito una tigre” commenterà così la sua opera che raffigura una tigre.
Poi l’incontro con il pittore Mazzacurati che gli procura una sistemazione all’interno di una serra dove Antonio potrà esprimere tutta la sua arte. Continuerà a dipingere e i suoi quadri che saranno notati e apprezzati sempre di più. Ma un diverbio con un soldato tedesco che non gradì il ritratto fattogli lo fa finire nuovamente in manicomio dal quale ne uscirà nel 1943 con la caduta di Mussolini.
“Qui in manicomio mi permettono di dipingere. Mi ha detto che tra un mese potrò uscire. A me basta avere la mia moto rossa. Dicono che fuori sono pronti per far scoppiare la guerra! Sono tutti matti! La chiamano la seconda guerra mondiale. Solo gli animali capiscono il mio dolore!”
Tornato alla quotidianità e alla vita del paese vincerà una medagli d’oro alla mostra a Reggio Emilia, ed è solo l’inizio. I giornali cominceranno a parlare del suo notevole talento pittorico facendo aumentare di valore i suoi quadri. Nel 1957 sembra che la vita lo ripaghi di tutte le sventure e di tutte le amarezze quando dopo aver presenziato a una mostra viene colto da una paralisi al braccio destro, quello “buono” che utilizzava per dipingere.
Il 27 maggio 1965 Antonio si spegne al ricovero Carri di Gualtieri. La cronaca di allora racconta che in quella fine di maggio furono celebrati i funerali in pompa magna consacrando Liguabue come artista finito ed eccellenza del paese.
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Ciao, alla prossima
3 marzo 2020
articolo a cura di Franca Barzan
Staff di IoArte
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