IL SURREALISMO

di Lidia Borella

Il Surrealismo è un movimento culturale che nasce in Francia nel 1924 ad opera di André Breton con la pubblicazione del “Manifeste surréaliste”.

Breton, influenzato dal libro di Freud del 1899 “L’interpretazione dei sogni”, arriva alla conclusione che è inaccettabile che il sogno e l’inconscio abbiano così poco spazio nella civiltà moderna e pensa di fondare un nuovo movimento artistico e letterario in cui sogno e inconscio abbiano un ruolo fondamentale.

Nasce così il surrealismo, fondato sull’idea di un grado di realtà superiore, sull’onnipotenza del sogno, sul gioco disinteressato del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di preoccupazioni morali.

L’ispirazione per i poeti surrealisti, non è nella realtà quotidiana, logica e razionale, bensì “altrove”, in una dimensione superiore e libera che, originariamente apparteneva a tutti, ma è stata rimossa o dimenticata e può essere riconquistata solo attraverso l’immaginazione o il sogno: questa dimensione è la “surrealtà”.

I più importanti pittori che aderiranno al movimento: Max Ernst, Hans-Jean Arp, André Masson, René Magritte, Salvador Dalì, Joan Mirò…, sono spinti dallo stesso desiderio, quello di rinnovare ad ogni costo il linguaggio e la forma artistica e sono motivati da una sola medesima necessità: il cambiamento, la trasformazione.

Il capovolgimento in poche parole di tutto, a partire da loro stessi, per arrivare alla scoperta del mondo. Un mondo nel quale, secondo loro, le persone non sono affatto libere, o meglio, dove le persone non sanno più riconoscere la libertà, perché hanno perso la capacità di immaginare e di desiderare, due azioni fondamentali affinché ognuno possa costruire autonomamente e in armonia la propria vita.

Il Surrealismo è un’avventura collettiva che riunisce pensatori e artisti di ogni nazionalità nella ricerca di mezzi espressivi inediti e di tecniche adatte all’esplorazione dell’inconscio.

Essi ambiscono a rinnovare l’estetica, l’umanità e la società.

Quando, nel 1924, André Breton pubblica il primo Manifesto del Surrealismo, la parola viene così definita: “Automatismo psichico puro tramite il quale ci si propone di esprimere, verbalmente, per iscritto o in tutt’altro modo, il reale funzionamento del pensiero”.

I surrealisti iniziano la loro attività diffondendo riviste e proclami, organizzando mostre e conferenze. Le parole chiave di questo primo periodo del movimento sono: automatismo, casualità oggettiva, sogno, erotismo.

Per il movimento ci sono due modi principali per catturare la bellezza: provocare l’incontro sconvolgente tra due universi, esseri o oggetti che non hanno nulla in comune, oppure trascrivere i sogni, sia in modo aleatorio che organizzato.

Alcuni poeti praticano la scrittura automatica, altri organizzano sedute di ipnosi.

Si utilizzano anche tecniche come quella del “sogno interrotto” creando i celebri “cadaveri eccellenti”: rotoli di carta sui quali si scrive o si disegna a turno, senza vedere cosa è stato fatto in precedenza; una volta aperto, il rotolo svela l’insieme composto da vari interventi.

Alcuni pittori ricorrono alla tecnica del collage o della decalcomania.

André Masson, utilizzando sabbia e inchiostro, sviluppa una tecnica pittorica affine all’automatismo.

Magritte dipinge in modo estremamente classico, creando immagini improbabili o introducendo dissonanze tra immagini e parole.

Il surrealismo si diffonde in ogni campo della società e della vita moderna, diluendosi e influenzando le grandi correnti di pensiero successive.

Lo scopo della pittura surrealista è quello di sconvolgere i rapporti tra le “cose”, tende alla creazione di un mondo in cui poter trovare il meraviglioso, un luogo dove non ci sono inibizioni, in cui l’uomo può godere di una libertà senza uguali. Ciò che è ignoto, ciò che è nuovo, rientra nella ricerca del meraviglioso surrealista, meraviglioso in cui è concessa la totale libertà, in prospettiva di una fusione tra il sogno e la realtà o viceversa tra la realtà e il sogno.

La poetica dell’automatismo, rispetto all’arte figurativa, spinge i surrealisti alla scoperta di nuovi procedimenti, tali da permettere l’applicazione del surrealismo al disegno, alla pittura e in un certo senso anche alla fotografia.

Non tutti questi procedimenti sono originali, il collage, per esempio, è stato sperimentato all’epoca dadaista, ma il surrealismo ne stravolge ulteriormente il carattere indirizzandolo ad altri significati.

Molti pittori hanno fatto parte dell’universo surrealista, tra essi Magritte, che riproduce in maniera fotografica le incoerenze di un mondo scomposto e ricomposto secondo i piani di un’aspra allucinazione e ancora Chagall, Klee, Brauner e tanti ancora.

Il surrealismo, a parte la scoperta o la riscoperta di diversi procedimenti, non ha definito nessuna regola formale cui gli artisti devono attenersi, infatti, esso si definisce come atteggiamento dello spirito verso la vita e la realtà, senza misure estetiche.

Si tratta di un movimento che pratica un’arte figurativa e non astratta. La sua figurazione non è ovviamente naturalistica, anche se ha, con il naturalismo, un dialogo serrato e ciò per il semplice motivo che vuol trasfigurare la realtà, ma non negarla.

L’approccio al surrealismo è stato diverso da artista ad artista, per le ovvie ragioni delle diversità personali di chi lo ha interpretato, ma, in sostanza, si può suddividere il modo di operare in alcune grandi categorie tra cui: gli accostamenti inconsueti e le deformazioni irreali.

Gli accostamenti inconsueti sono stati spiegati da Max Ernst, pittore e scultore che, partendo dalla frase del poeta Comte de Lautréamont: «Bello come l’incontro casuale di una macchina da cucire e di un ombrello su un tavolo operatorio», asseriva che tale bellezza proveniva “dall’accoppiamento di due realtà in apparenza inconciliabili su un piano che in apparenza non è conveniente per esse”.

In sostanza, procedendo per libera associazione di idee, si uniscono cose e spazi tra loro apparentemente estranei per ricavarne una sensazione inedita. La bellezza surrealista nasce, allora, dal trovare due oggetti reali, veri, esistenti (l’ombrello e la macchina da cucire), che non hanno nulla in comune, e sistemarli assieme in un luogo ugualmente estraneo ad entrambi.

Tale situazione genera una inattesa visione che sorprende per la sua assurdità e perché contraddice le nostre certezze.

Le deformazioni irreali riguardano invece la categoria della metamorfosi.

Le deformazioni espressionistiche nascevano dal procedimento della caricatura, ed erano tese alla accentuazione dei caratteri e delle sensazioni psicologiche. La metamorfosi è invece la trasformazione di un oggetto in un altro, come, ad esempio, delle donne che si trasformano in alberi (Delvaux) o delle foglie in uccelli (Magritte).

Entrambi questi procedimenti hanno un unico fine: lo spostamento del senso, ossia la trasformazione delle immagini, che abitualmente siamo abituati a vedere in base al senso comune, in immagini che ci trasmettono l’idea di un diverso ordine della realtà.

Lidiart

01/09/2017, Lidia Borella

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