“IO NON SEPARO L’UOMO DALL’OPERA”
VS
“È FONDAMENTALE DISTINGUERE L’UOMO DALL’ARTISTA”
La grande lezione del Festival di Venezia 76
“IO NON SEPARO L’UOMO DALL’OPERA” VS “È FONDAMENTALE DISTINGUERE L’UOMO DALL’ARTISTA”. 28 agosto 2019 – conferenza stampa di apertura di Festival del Cinema di Venezia 76 e arriva la bomba: viene chiesto alla Presidente di Giuria Lucrecia Martel, regista argentina molto attiva in ambito di diritti femminili, se ritiene possibile giudicare un’opera, J’accuse, senza analizzare l’artista che l’ha creata. La risposta arriva diretta e chiara: “Io non separo l’uomo dall’opera”.
Viene interpellato anche il direttore della Mostra Alberto Barbera che dà una risposta diversa: “È fondamentale distinguere l’uomo dall’artista, la storia dell’arte è piena di artisti che hanno commesso crimini, ma non per questo abbiamo smesso di ammirare le opere che hanno prodotto”.
Certo non per questo abbiamo smesso di ammirare le opere di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio pittore che all’inizio del Seicento considerato anticonformista avvalora con il suo realismo i nuovi canoni artistici. Accusato dalla Chiesa di essere un artista indecoroso, eretico con il suo linguaggio crudo, nel 1604 dipinse La morte della Vergine. Commissionato dall’ordine religioso dei Carmelitani Scalzi il dipinto verrà rifiutato per la scena in cui il corpo della Vergine viene raffigurato senza nessun attributo alla santità. Addirittura si parlò che a fare da modella fosse stata una prostituta annegata nel Tevere e ripescata con il corpo gonfio per l’annegamento.
Caravaggio, Morte della Vergine, 1604-1606.
E che dire dell’artista di carattere violento ed arrogante, Benvenuto Cellini che ebbe per tutta la vita problemi con la giustizia macchiandosi pure di tre omicidi? Quando l’artista fu chiamato dal re di Francia, Francesco I presso la sua corte, Cellini si trovava nell’angusta cella delle prigioni storiche di Castel Sant’Angelo, dalle quale l’artista riuscì ad evadere, probabilmente calandosi attraverso una latrina. Su una parete, durante le ore di prigionia, realizzò un disegno, ancora oggi visibile sotto un vetro di protezione, che raffigura Dio Padre con un Cristo Risorto.
Benvenuto Cellini, Il Crocifisso (1556 –1562) conservata nel Monastero di San Lorenzo di El Escorial (Madrid).
Il Crocifisso ora all’Escorial di Madrid fu scolpito mentre Cellini nel 1557 condannato per sodomia si trovava agli arresti domiciliari.
Ritornando al nostro Festival di Venezia 76 ripercorriamo quello che successe il 30 agosto 2019 – J’accuse (titolo infelice quello italiano in L’ufficiale e la spia) viene proiettato al Lido e il film di Polanski è acclamato all’unanimità dalla stampa italiana e internazionale con una votazione media altissima.
Il 7 settembre 2019 sarà proprio la Presidente delle Giuria Martel ad annunciare J’accuse vincitore del Leone d’argento Gran Premio della Giuria, secondo riconoscimento massimo alla Mostra del Cinema, un premio non così scontato per una pellicola sbarcata a Venezia tra le polemiche. Venezia ha dimostrato che vince il Cinema e vince il regista Roman Polanski premiato giustamente per i suoi meriti.
È Venezia quindi che ci dà il buon esempio di come l’Arte deve essere vista e giudicata? Sembrerebbe di sì! Se teniamo buoni questi consigli sarà sempre l’Arte l’unica vincitrice.
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Ciao, alla prossima
07 giugno 2020
articolo a cura di Franca Barzan
Staff di IoArte
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