“L’artista non può cambiare le cose, ma ha il potere di mettere insieme opere che servano come testimonianza di ciò che accade.”
Noto per le sue figure morbide e abbondanti, le nature morte abnormi e i paesaggi levigati, Botero è senza ombra di dubbio una figura di spicco del panorama artistico contemporaneo.
Così è stato fino a quando il suo dolce, sensuale e malinconico mondo non ha subito una visione diversa quando ha letto gli articoli del New Yorker che parlavano delle torture del carcere di Abu Ghraib, l’artista colombiano ha deciso di denunciare, attraverso le sue opere, questa tragica realtà. Per tutto il 2005, Botero si dedicherà alla realizzazione di un vero e proprio ciclo pittorico dal titolo: Abu Ghraib.
Le oltre 50 opere, sono frutto della rabbia e dall’orrore per le assurde violenze, raffigurano i corpi dei prigionieri iracheni ammucchiati, legati, imbavagliati, seviziati. Un risultato che stride se paragonato alle “storiche” raffigurazioni di donne nude, toreri, madonne e cardinali, ma non è privo di efficacia visto che provoca turbamento e indignazione nell’animo di chi guarda le opere di Botero.
L’artista ambienta le sue scene nelle celle del carcere, in luoghi indefinibili, che non hanno riscontro nella realtà, rifiutando volutamente una rappresentazione didascalica. Le sue immagini sono il risultato della sua fantasia, rabbiosamente ispirata più dalle letture che dalle immagini divulgate dai media. L’inaudita violenza, seppur ovattata dalla delicata pittura dell’artista colombiano, è la protagonista assoluta delle opere.
Botero rifiuta l’etichetta di “arte impegnata” esprimento così il suo pensiero: “Il mio non è impegno politico. La mia è una posizione umana. Penso che esistano cose al mondo che non si possono fare. Non è possibile vedere le torture subite da un uomo come è successo per i detenuti di Abu Ghraib”.
La sua onestà intellettuale è riconosciuta dal fatto che Botero ha deciso di non mettere in vendita nessuna delle opere in questione, manifestando l’intenzione di volerle donare ad importanti istituzioni museali.
Convinto della legittimità di questa operazione, Botero ha dichiarato: “L’artista non ha il potere di cambiare le cose, ma allo stesso tempo ha il “potere” di mettere insieme opere che servano come testimonianza permanente di quello che accade. Nessuno avrebbe ricordato gli orrori di Guernica senza il capolavoro di Picasso” .
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Ciao, alla prossima
articolo a cura di Franca Barzan
Staff di IoArte
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