FASE 2 LA RIPRESA
PICCOLE DONNE LITTLE WOMEN -ARTEMISIA GENTILESCHI
IO ESISTO SE ESISTI TU. IL RUOLO IMPORTANTE CHE ABBIAMO DIPENDE SEMPRE DAGLI ALTRI. CINEMA E ARTE DOVE LA FIGURA FEMMINILE “IO” E’ IMPORTANTE ALLA FIGURA FEMMINILE “L’ALTRO” NELL’INSEGUIRE IL PROPRIO IDEALE E DOVE “L’ALTRO” E’ ANCHE L’UNIVERSO MASCHILE PER AFFERMARE SE STESSE COME NEL CASO DI ARTEMISIA GENTILESCHI. CINEMA E ARTE SI FONDONO
Piccole donne (Little Women)
è un film del 2019 scritto e diretto da Greta Gerwig tratto dal libro di Louisa May Alcott
Entrati nella fase promettente del ritorno alla normalità, meglio alla quasi normalità, il mondo del lavoro sarà il primo segnale dell’esistere ora o mai più. Una ripresa che però lascia non dietro ma davanti di se una vittima il mondo femminile con donne nel ruolo di mamme a tempo pieno, con le scuole chiuse, lavoratrici senza nemmeno la pausa caffè alla macchinetta, di nuovo casalinghe disperate ed esasperata. Fase2 in cui la crisi costerà molto più cara a chi ha impieghi part-time (in Italia donne nel 75 per cento dei casi), contratti ballerini, stipendi più bassi del partner, e dunque se qualcuno deve sacrificarsi saranno loro. Un mondo femminile che rischia un ritorno agli anni ’50 nella fase chiamata di ripresa.
Nata a Germantown un’area a nord-ovest di Filadelfia negli Stati Unici, Louisa May Alcott è una scrittrice statunitense, il cui successo letterario arrivò nel 1868 con la pubblicazione della prima parte di Piccole donne, un racconto semi-autobiografico di Louise nel quale descrisse con molto senso dell’umorismo e realismo momenti della sua infanzia legata alle sorelle. Donne, anche se piccole, che volevano veder riconosciute le proprie aspirazioni senza dover per forza contrarre matrimonio, azione scontata per la donna di quell’epoca. Nel film del 2019 con la regia di Greta Gerwing possiamo meglio capire il ruolo della madre Marmee (Laura Dern) reso difficile dalla dualità del suo carattere e figura utilizzata come specchio essenziale sul quale vedere realizzato il proprio futuro di donne. Ad ispirare il suo personaggio sarà la madre stessa della Alcott che, abbandonata insieme alle figlie dal marito per molto tempo, e senza un soldo, fu nota per la sua generosità e il suo forte temperamento da suffragista quale era. Donna che combatté per il diritto di voto alle donne e per l’abolizione della schiavitù trasmettendo i suoi ideali umanitari anche alle proprie figlie. E saranno le figlie che attraverso la madre potranno affermare le loro ambizioni, perché le ultime non potrebbero esistere se non esistesse la prima.
La storia ci ricorda che la prima forma di identità pubblica il Femminismo diventa a partire dalla fine del 1600, motivo di affermazione. Nel Seicento sarà Venezia il luogo sorgivo delle prime e radicali formulazioni dell’idea femminista. Tra la fine del Settecento e l’inizio del Novecento inizia a diffondere tra le donne la volontà di riuscire ad ottenere gli stessi diritti di cui godevano gli uomini. Rivoluzione Francese, movimento delle “Suffragette” del 1872, Stati Uniti dal 1869 con gruppi simili a quelli delle suffragette inglesi, sono tutte tappe importanti per arrivare al suffragio universale del 1920. L’Italia per il suffragio universale dovrà aspettare la fine della Seconda Guerra Mondiale.
“Lotta per la visibilità” è il nome di una mostra che nel 2019 si è tenuta in Germania per celebra i cento anni dall’ingresso delle donne artiste nell’Accademia delle arti di Berlino. Un omaggio a quelle donne che hanno sfidato ogni ostacolo combattendo per la parità dei loro diritti producendo arte.
Il quadro Susanna e i vecchioni e datato 1610 e fu eseguito da Artemisia Gentileschi quando la pittrice aveva appena 17 anni
Ecco un’artista italiana che con coraggio si batte’ per i propri diritti: Artemisia Gentileschi (Roma 1593-Napoli 1653). E’ stata una delle più grandi artiste italiane. Fin dalla sua infanzia Artemisia viene avvicinata alla pittura da suo padre il pittore toscano Orazio Gentileschi in un’epoca in cui nessuna donna poteva frequentare scuola o bottega d’arte. Lo stile di Artemisia si avvicinerà allo stile caravaggesco e sembra che il padre fosse amico proprio dell’artista Caravaggio che si recava nella sua bottega per prendere in prestito strumenti di lavoro. La sua vita cambierà bruscamente a 17 anni subendo uno stupro da parte dell’artista Agostino Tassi amico di famiglia. Artemisa non denuncerà il fatto avendo la garanzia da parte di Tassi di contrarre un matrimonio riparatore. Promessa che quest’ultimo non manterrà. Sarà così che Artemisa decide con coraggio di andare incontro ad un lungo e umiliante processo con la prova da parte della ragazza della dolorosa pratica dello schiacciamento dei pollici. Al termine del processo verrà riconosciuta la colpevolezza del Tassi che pur di non affrontare la pena dei lavori forzati sceglierà l’esilio da Roma. Artemisia non abbandonerà mai la sua passione: la pittura. Nel 1614 a Firenze sarà la prima donna a ricevere il privilegio di far parte dell’Accademia delle Arti del disegno. Firenze, Roma, Venezia, Londra e Napoli sono le città in cui Artemisia vivrà. Scriverà di lei il padre: “E’ diventata così brava che posso azzardarmi a dire che non ha pari”. Morirà 1653 lasciando in eredità tutti i suoi capolavori. Artemisia “Io” non sarebbe esistita senza la figura maschile del padre “l’Altro”.
Buona Cinema e Arte a tutti!
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Ciao, alla prossima
24 maggio 2020
articolo a cura di Franca Barzan
Staff di IoArte
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