VISITA AL MART,
MUSEO DI ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA DI ROVERETO E TRENTO

di Lidia Borella

Nel mese di maggio ho visitato la sede di Rovereto del MART, innanzitutto sono rimasta colpita dall’architettura dell’edificio, che unisce e fa dialogare l’antico con il moderno. Il museo, è stato progettato dall’architetto Mario Botta e dall’ingegnere Giulio Andreolli, che si sono ispirati a modelli classici per le forme e che, allo stesso tempo, hanno adottato soluzioni tecniche innovative: la cupola radiale è in acciaio e vetro e sovrasta la piazza centrale di accesso al museo; la copertura ha un’altezza massima di 25 metri e un diametro di 40 metri, esattamente come il Pantheon di Roma.

All’interno dell’edificio si può ammirare il particolare effetto delle ombre che la raggiera d’acciaio va a creare a seconda della posizione del sole: un gioco di linee, di ombre e di luci molto suggestivo.

Per quanto riguarda il percorso espositivo del museo, le collezioni permanenti attraversano oltre un secolo di storia dell’arte italiana ed internazionale e si dividono in due sezioni: una dedicata al moderno, l’altra al contemporaneo.

La sezione moderna va da artisti di fine ‘800 come Medardo Rosso, a numerosi artisti del XX secolo, ed è caratterizzata sia dal recupero delle tradizioni, sia dalla rottura effettuata delle avanguardie.

Diverse sale sono dedicate ai futuristi: Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Carlo Carrà, Gino Severini, Luigi Russolo, Fortunato Depero, Enrico Prampolini; a seguire le opere di altri importanti artisti come Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Mario Sironi, Arturo Martini, per arrivare a grandi maestri come Giorgio Morandi, Osvaldo Licini e Fausto Melotti.

Tra le opere di De Chirico è esposta anche “La commedia e la tragedia”, dipinto affascinante in cui sono raffigurati due manichini con la testa ovoidale, seduti su uno zoccolo a mezzaluna, una sorta di palcoscenico sul quale i protagonisti mettono in scena un silenzioso dialogo, il dipinto mi ha colpito per l’atmosfera tipicamente metafisica caratterizzata dall’insieme delle immagini.

La sezione espositiva dedicata al contemporaneo spazia da artisti come Alberto Burri e Lucio Fontana, che con le loro opere studiano lo spazio e la materia, per passare al concettualismo di Piero Manzoni e alle ricerche pop di matrice americana.

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Altri artisti presenti sono Robert Morris, Bruce Nauman e gli italiani Mario Merz, Giovanni Anselmo, Vincenzo Agnetti, Luigi Ontani, per arrivare ai nostri giorni con le opere delle nuove generazioni di artisti.

L’opera “Chiaro Oscuro” di Mario Merz rappresenta due igloo, elementi di forte riconoscibilità nella sua produzione artistica, l’opera mi ha incuriosito per la sua concettualità: l’artista accosta due igloo costruiti con materiali diversi ed in contrapposizione tra loro; vetro, tubi metallici e neon per l’uno, fascine di cera e creta per l’altro. Si viene a creare un forte contrasto tra le due strutture: contrasto tra artificiale e naturale, richiamato anche dal titolo, chiaro per la trasparenza del vetro, mentre oscuro per il groviglio di materiale intrecciato e per l’allusione a un mondo pre-culturale e misterioso.

Dal 19 marzo al 26 giugno 2016 il MART dedica un’importante mostra a Giuseppe Penone, le cui opere sono tra quelle che mi hanno maggiormente colpito, durante la visita, e sono contenta di aver avuto la fortuna di visitare il museo nel periodo di questa mostra temporanea.

Penone costruisce un rapporto tra la scultura e l’universo vegetale, a partire dalla monumentale installazione di un tronco bronzeo “Spazio di luce”, che sembra quasi sfondare la struttura del museo; è la natura l’elemento con cui l’artista dialoga e che rende protagonista dei suoi lavori, un dialogo senza linguaggio e parole, ma esclusivamente sensoriale e corporale.

Al secondo piano dell’edificio si possono ammirare diverse opere dell’artista come “Sigillo”, un cilindro di marmo con delle venature in superficie, che sono state impresse in negativo su una monumentale lastra di marmo, viene quindi a crearsi una sorta di disegno fatto di venature e di linee che sembrano rimandare ad uno spazio infinito.

Sono presenti anche le opere “Gesti Vegetali”, sculture bronzee stilizzate di figure umane che si intrecciano a piante vere in vaso; in queste opere il binomio uomo-natura è molto evidente ed è uno dei principali motivi per cui le opere di Penone suscitano la mia curiosità ed il mio interesse.

L’opera “Spine d’Acacia” è una tavola ricoperta da tantissime spine che mi ha incuriosito molto perché da lontano sembra un disegno realizzato a carboncino o a grafite, mentre man mano ci si avvicina all’opera ci si accorge sempre di più della tridimensionalità e posizionandosi lateralmente si nota il bellissimo effetto delle spine attaccate e composte sulla superficie della tavola.

Si possono vedere anche diversi disegni ed acquerelli preparatori ed il video di una delle opere tra le più conosciute di Giuseppe Penone: la mano dell’artista fusa in bronzo nel gesto di afferrare un giovano albero e lasciata lì per sempre, il fusto continuerà a crescere tranne in quel punto.

In questo caso l’arte interpreta il tentativo di afferrare il segreto più intimo della natura, cercando una sintonia ed un legame con i flussi e la forza di crescita dell’albero.

Durante la visita al museo ho potuto vedere anche la mostra temporanea dalla collezione “ i Cotroneo” dell’artista Mimmo Jodice, uno straordinario ciclo di immagini mediterranee realizzate dal fotografo a partire dalla metà degli anni Novanta.

Nella collezione si legge un percorso incentrato sul mito, sulla memoria, sulla cultura ed sul paesaggio del Mediterraneo, scatti fotografici realizzati con particolari effetti, con mossi ed ombre che conferiscono un’atmosfera di mistero alle fotografie.

La visita ad un museo che mostra opere relative ad un contesto temporale differente e un po’ come viaggiare nel tempo, si possono vedere non solo le differenze stilistiche tra i diversi artisti, ma si può notare anche come il periodo storico e le diverse tendenze che si sono sviluppate lungo il corso degli anni hanno aggiunto nuove suggestioni ai vari lavori.

Lidiart

10/06/2016, Lidia Borella

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